Songtext Le ore (in macchina) (Edvard project) (feat. Kikka) von Meghan Rubena

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Le ore (in macchina) (Edvard project) (feat. Kikka)

Si io ci provo a tenerti stretto: tu non me lo permetti, starti dietro è faticoso,
se ho gola di te. Puoi dedicarmi la tua esistenza, ora, in ogni secondo.
smettila di dire "tolgo il disturbo": sono già stata abbandonata troppo.
Vedi che mi aspetto, che mi aspetti.
Ti fidi di me, che mi fido di te?
Senza forare le ruote, sgommiamo nei detriti, fin alle sintesi d'un Re.

Rit.
Le ore in macchina, ad accendere e spegnere, per non scaricar la batteria
ad ascoltare trash-punk ska folk-rock, proteste (d'eccentrica violoncelleria)

Ballate e vecchi racconti di paese, cantati dalle figlie, delle bisnonne
Le ore in macchina, in riva al pelago a paragone, cospetto della scogliera
In macchina, le ore, che ognittanto spegni tutto, e al buio ascolti il carillon, del suono della luna stesa,
sulla coperta di colofonia, che sbandiera

resina vegetale, solida, residuo dell'estrazione da resine di conifere, ed altre pinacee
a facc'in giù, attaccata al soffitto delle tenebre, spettegola con il reverbero delle nuvole,
il tamburo del vento, lento vorace e, la voce delle onde, prese a rimare male. (Male. Malissimo!)
E fanno conversazione, si confrontano con le rocce, tombe tra i cori delle cicale.
Son arpe, le zanzare coniugare alle rare, auto che passano: violini scaraventati giù per le scale.

Rit.

Ascoltare questo dolce rumore che dice: "Appresso a te, ci sto buttando il sangue: fiore del male!"
Tengo il coltello dalla parte, della lama e stringo, stringo e scorre.
Scorre, scorre come, una diga rotta, inondando la tangenziale
E no, luce, non fingo che é l'echo del tuo alluce: é il mio brancolare
barcollo, mentre mi trascino per strisciarti dietro, e mi piego
se nel crollare, alla tua cintura m'attacco, quanto me ne frego
finisco nella sabbia, ingoio come si degutisce 'fronte ad un muro.
Ho troppi migliori amici, far cernite contro-gusto al mio stile, non voglio.
Pragmatico, tu pensi lo preferisca alla libertà, eh!? se mi sputtano?
non me ne frega un ca***,
anzi non me ne frega un Cazzo.

Rit.

(Se mi sputtano) Non riesco ad avere nulla di troppo prefisso, solo l'amore è sempre quello.
Quando mi fisso, e adesso mi trascino ad una fiamma su percorso inverso
Un inverno deserto, che ho sperso, troppo presto e se l'ho perso,
poi trovato, ed è tutto diverso, per strisciare finisco, ma cè un criterio
in tutta questa franchigia da cimitero, roccia e humus: detrito nero,
multiverso sommerso, scalfito su un disegno dimesso, diretto s'un difetto
che stresso, poiché il difetto é infetto, e non ha senso eh, di appiopparcene uno, a sto giro, non me ne frega un Cazzo. Non me ne frega un Ca... checcazzo me ne frega? E che Cazzo. Eh non me ne frega un Cazzo... Cazzo!

Rit.
Checcazzo me ne frega, eh!? non me ne frega un cazzo.
Vedi che mi aspetto, che mi aspetti.
Ti fidi di me, che mi fido di te?

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Le ore in macchina, ad accendere e spegnere, per non scaricar la batteria
ad ascoltare trash-punk ska folk-rock, proteste (d'eccentrica violoncelleria)

Ballate e vecchi racconti di paese, cantati dalle figlie, delle bisnonne
Le ore in macchina, in riva al pelago a paragone, cospetto della scogliera
In macchina, le ore, che ognittanto spegni tutto, e al buio ascolti il carillon, del suono della luna stesa,
sulla coperta di colofonia, che sbandiera

resina vegetale, solida, residuo dell'estrazione da resine di conifere, ed altre pinacee
a facc'in giù, attaccata al soffitto delle tenebre, spettegola con il reverbero delle nuvole,
il tamburo del vento, lento vorace e, la voce delle onde, prese a rimare male. (Male. Malissimo!)
E fanno conversazione, si confrontano con le rocce, tombe tra i cori delle cicale.
Son arpe, le zanzare coniugare alle rare, auto che passano: violini scaraventati giù per le scale.

Rit.

Ascoltare questo dolce rumore che dice: "Appresso a te, ci sto buttando il sangue: fiore del male!"
Tengo il coltello dalla parte, della lama e stringo, stringo e scorre.
Scorre, scorre come, una diga rotta, inondando la tangenziale
E no, luce, non fingo che é l'echo del tuo alluce: é il mio brancolare
barcollo, mentre mi trascino per strisciarti dietro, e mi piego
se nel crollare, alla tua cintura m'attacco, quanto me ne frego
finisco nella sabbia, ingoio come si degutisce 'fronte ad un muro.
Ho troppi migliori amici, far cernite contro-gusto al mio stile, non voglio.
Pragmatico, tu pensi lo preferisca alla libertà, eh!? se mi sputtano?
non me ne frega un ca***,
anzi non me ne frega un Cazzo.

Rit.

(Se mi sputtano) Non riesco ad avere nulla di troppo prefisso, solo l'amore è sempre quello.
Quando mi fisso, e adesso mi trascino ad una fiamma su percorso inverso
Un inverno deserto, che ho sperso, troppo presto e se l'ho perso,
poi trovato, ed è tutto diverso, per strisciare finisco, ma cè un criterio
in tutta questa franchigia da cimitero, roccia e humus: detrito nero,
multiverso sommerso, scalfito su un disegno dimesso, diretto s'un difetto
che stresso, poiché il difetto é infetto, e non ha senso eh, di appiopparcene uno, a sto giro, non me ne frega un Cazzo. Non me ne frega un Ca... checcazzo me ne frega? E che Cazzo. Eh non me ne frega un Cazzo... Cazzo!

Rit.
Checcazzo me ne frega, eh!? non me ne frega un cazzo.
Vedi che mi aspetto, che mi aspetti.
Ti fidi di me, che mi fido di te?