Lo Stato Sociale

Songtext Ladro di cuori col bruco Lo Stato Sociale

 POP
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Ladro di cuori col bruco


E torno da solo al locale a caccia di lanterne prendendole per lucciole
Mi faccio offrire da bere da Luca e cerco lei, ricolmo di sobbalzi liceali
Cercando la posa, la mira, il tempo atto a ordire un inganno
So muovere un dito e appenderci il fiato di 1000 persone su un palco
Ma qui non so neanche parlare
Il suo amico che ho buggerato oggi mi buggererà
Mi fa felice mi accolga con quella sua faccia da gongolo
Gli chiedo di salvarmi la vita lui mi dice
Va da lei, è la tua fan più affezionata
Ed è lei che avevo cercata
Venere scollata in corpo da lolita
Fin troppo cordiale per come saluta si scioglie in tignata
Il suo non essere abbastanza ubriaca poi invoca una serenata
Cantami pop, fammi sudare la febbre, l’apatico è triste ma ha un ritmo che mi trascina
E intanto mi chiedo se è cigno o gallina
Com’è che ti chiami? Livia. Lidia? Livia. Lidia? Livia con la v fa con le dita
E il delta di venere si apre ala foce della mia fantasia da ladro di cuori col bruco.
La porto a bere come un cane pastore lei mi porta a spasso come un barboncino
Mi attrae quel divano, mi siedo. E Livia se ne va, perdendosi nei fumi del barismo cordiale.
Il mio divano in simil pelle è un amaro naufragare, la testa è fradicia di cazzate e anche il gin invece che grondare
Piange la solitudine atavica del cugino triste di Umberto Smaila, io, perso ad aspettare un segno da venere in vestitino
Mentre qualche stronzo fa un filmino e grida
Uuuuuu beibe beibe iz a uaild uord
Con la faccia vissuta della rockstar al bar del pescatore
Di chi è finito sotto un camion di salvaslip con le ali
Guardo culi che non potrò toccare, disegno curve che non saprò ricalcare
E mi chiedo ma a che serve il mercato?
A fabbricare sogni o a rivalutare l’usato?
E intanto sono stonato
E afrodite non arriva
La mia bocca è una maschera di saliva e il bicchiere un cunicolo di ghiacchio
Qualcuno attorno starà pensando io mi piaccio, qualcuno stasera vado a fica!
E io penso ai vestiti, alle macchine, alle cene, ai cocktail, ai cappellini,
al contocorrente che perde degli uomini che sanno dire in cifre cos’hanno da offrire
alle donne che sanno farsi comprare senza farlo pesare.
Il partito negli ultimi ventanni è andato a puttane come il re
E come il re ha imparato a sparare
E con il re tornerà sifilitico e con il colpo sempre in canna
per la gioia di ogni massaia drogata
Non arriva Giunone sciupata i suoi piedi da fata chissà dove l’avranno portata.
Ha troppi amici per questo non dice mi piaci e ti salvo la vita
La vita è perduta
Non sono mai stato il bello del locale
a parte al pranzo di Natale
ma li conosco e so cos’hanno da raccontare
Voi siete belli e terribili come le tempeste
Mettete su i dischi e dopo incendiate le feste
Normale stentiate a provare emozioni forti d’altronde
Per essere leggende
prima bisogna essere morti
Puliti e pettinati, ma morti
Sempre, sempre, sempre sulla lista ma morti.
La mia generazione è una merda Bologna è una merda le donne sono una merda gli aperitivi fanno tutti merda
I vestiti i bicchieri di plastica mi hanno rotto il cazzo
Dovremmo essere nudi come vermi al macello su questa pista
A leccarci le ferite per il nostro tempo perduto a rincorrere cazzate
Che nudi si è tutti più brutti e più veri, anche le belle fiche
Merde! Voi non avete niente da dare ed è un furto quel poco che avete da chiedere alla vita.
I commenti sul baffo, ma sei dimagrito? Si schiaccia facendo l’attore?
Poi arriva un trentenne a caccia di quelli che la domenica mattina piangono cagando sangue e invocando la mamma
e intavola una teoretica sullo sbottona mento del secondo bottone della camicia
Cambia tutto. Vero o no? Fa agli amici che nicchiano mentre gongolo dice : Va da lei”.
E io a lei dico: “non m’hai salvato la vita una volta, figuriamoci la seconda”.
E senza dire niente Livia se n’è andata
Senza sapere di nulla senza nessun motivo per essere ricordata
T’avessi vista guardare la neve d’aprile, per strada
Poi, non t’avessi più incontrata,
forse, t’avrei per sempre amata

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